Veglia biblica. “Parola di Lode” – 26 novembre 2021

Comunità parrocchiale San Giuseppe – Pontedera

                    a cura Azione Cattolica                                                                         26 novembre 2021

Cari amici, care amiche…

Premessa

Il calendario della proposta di Percorso Biblico indica, alla data odierna, la prima delle tre proposte di “Parola di Lode”.

La presente “Parola di Lode”, “Siate santi, perché io, il Signore Dio vostro, sono santo” (Lv 19,2), è ampiamente dedicata alla riflessione circa l’universale chiamata alla santità.

Torniamo a trovarci “in presenza” tuttavia desideriamo mantenere l’amicizia a distanza con quanti non possono unirsi fisicamente a noi questa sera. Come?

Viene qui offerto un modesto strumento di riflessione; per chi vorrà utilizzarlo potrà essere un ulteriore aiuto a far salire al Padre quei “gemiti inesprimibili” dello Spirito (Rm. 8,26) e lo faremo insieme, da fratelli, da sorelle, proprio come è la nostra realtà vista dagli occhi dell’unico Padre.

Non si tratta di una Veglia di preghiera, vuole essere piuttosto una pro-vocazione a rendere, con balbettii e gemiti, la personale lode al Padre che perdutamente ci ama.

Note metodologiche

Ritaglia il tempo necessario per questo percorso personale e, contemporaneamente, “spiritualmente” comunitario. Puoi decidere liberamente se viverlo in un unico giorno o, a più riprese, in giorni successivi. Annota, prendi appunti, cerca di aprirti alla curiosità che da qualche parte ti si prospetta e…assecondala per andare oltre.

Alcune pagine bibliche ci attendono, possiamo scegliere di suddividere in due tempi questo spazio di riflessione e di lode.

Buona Veglia, insieme. Buon inizio di anno liturgico, buon Avvento ormai imminente.

Gli Amici dell’AC

“Siate santi, perché io,

il Signore Dio vostro, sono santo”

(Lv 19,2)

Preghiera di Invocazione allo Spirito Santo

Spirito di Dio, donami un cuore docile all’ascolto.

Togli dal mio petto il cuore di pietra

e dammi un cuore di carne

perché accolga la parola del Signore

e la metta in pratica (Ez 11,19-20).

Voglio ascoltare che cosa dice il Signore (Sal 83,9).

Fa’ che il tuo volto di Padre

risplenda su di me e io sarò salvo (Sal 80,4).

Mostrami la tua via, perché nella tua verità io cammini;

donami un cuore semplice

che tema il tuo nome (Sal 86,11).

Fa’ che io impari il silenzio vigile di Nazaret

per conservare, come Maria, la Parola dentro di me.

Per lasciarmi trovare da Dio che incessantemente mi cerca.

Fa’ che io mi lasci penetrare dalla Parola

“per comprendere con tutti i santi

quale sia l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità,

e conoscere l’amore di Cristo” (Ef 3,18-19).

Fa’ che io sperimenti nella mia vita

la presenza amorevole del mio Dio

che “mi ha disegnato

sulle palme delle sue mani” (Is 49,16).

Fa’ che io non ponga ostacoli alla Parola

che uscirà dalla bocca di Dio.

Che tale Parola non torni a lui

senza aver operato in me ciò che egli desidera

e senza aver compiuto ciò per cui l’hai mandata (Is 55,11)

Vogliamo ora metterci in silenzioso e credente ascolto della Parola di Dio. Essa ci rivela la pre­senza di Dio nella storia del mondo: una storia di amore e di salvezza. Di un amore fedele nono­stante le infedeltà dell’uomo e che raggiunge il culmine “nella figura stessa di Cristo, che dà carne e sangue ai concetti”. (Deus Caritas Est).

“Siate santi, perché io, il Signore Dio vostro, sono santo” (Lv 19,2)

Canto – Inno allo Spirito Santo

1. La Dimora o tenda del convegno cioè dell’incontro

Il programma di lettura di quest’anno parte dal libro del Levitico, che continua la lettura di Genesi e di Esodo di due anni fa. Esodo è terminato con l’erezione della tenda nella quale Dio abiterà in mezzo al suo popolo: «Nel secondo anno, nel primo giorno del primo mese fu eretta la Dimora […] Allora la nube coprì la tenda del convegno e la gloria del Signore riempì la Dimora» (Es 40,17.34). Il centro del Levitico è la Dimora o tenda del convegno cioè dell’incontro: ora è eretta ed è necessario che funzioni come luogo di incontro tra il Signore e Israele. Di conseguenza Levitico non è un libro narrativo (la narrazione riprende con il libro dei Numeri) ma solamente legislativo: da qui la sua difficoltà nella lettura che tuttavia è fondamentale. Proviamo a percorrerlo per essere aiutati nella lettura.

I capp. 1-7 sono dedicati ai sacrifici da offrire al Signore nella tenda. Sono di tipo diverso e il loro scopo è l’ottenimento del perdono là dove c’è stato peccato e l’aumento della grazia là dove si vuole rinsaldare  il vincolo con Dio. I capp. 8-10 descrivono la consacrazione di Aronne e dei suoi figli a sacerdoti della tenda. Il sacerdozio è il necessario mediatore tra il popolo e Dio: senza questa categoria di membri del popolo di Israele, consacrati al servizio di Dio, sarebbe impensabile la possibilità di un rapporto qualsiasi tra il Signore e Israele. Con Lev 11 inizia una serie di leggi riguardanti il puro e l’impuro; in altre parole quali sono le condizioni che permettono l’accesso alla tenda: gli animali che sono da considerare puri e perciò possono essere mangiati, mentre quelli definiti impuri debbono essere evitati (Lev 11); il parto che rende la donna impura per un certo tempo (Lev 12); le malattie che rendono l’uomo impuro, come la lebbra, determinate malattie veneree, e che cosa si debba fare nei singoli casi (Lev 13-15). Lev 16 è centrale nella legislazione di Levitico: contiene le norme che debbono regolare il rito dell’espiazione dei peccati, da compiersi una volta l’anno nello yom kippur, il giorno dell’espiazione. Il suo scopo è quello di purificare il popolo, il sommo sacerdote stesso, la tenda da tutte le impurità derivate dal peccato:

Questa sarà per voi una legge perenne: nel settimo mese, nel decimo giorno del mese, vi umilierete, vi asterrete da qualsiasi lavoro, sia colui che è nativo del paese sia il forestiero che soggiorna in mezzo a voi,30 poiché in quel giorno si compirà il rito espiatorio per voi, al fine di purificarvi da tutti i vostri peccati. Sarete purificati davanti al Signore.31 Sarà per voi un sabato di riposo assoluto e voi vi umilierete; è una legge perenne.32 Compirà il rito espiatorio il sacerdote che ha ricevuto l’unzione e l’investitura per succedere nel sacerdozio al posto di suo padre; si vestirà delle vesti di lino, delle vesti sacre.33 Purificherà la parte più santa del santuario, purificherà la tenda del convegno e l’altare; farà l’espiazione per i sacerdoti e per tutto il popolo della comunità.34 Questa sarà per voi una legge perenne: una volta all’anno si compirà il rito espiatorio in favore degli Israeliti, per tutti i loro peccati». E si fece come il Signore aveva ordinato a Mosè (Lev 16,29-34).

A partire dal cap 17 si trovano una serie di disposizioni, non sempre omogenee tra di loro, che sembrano però avere una preoccupazione comune: la santità del popolo di Dio nelle sue diverse componenti. Santo deve essere il popolo di Dio non commettendo gli abusi sessuali che caratterizzano i popoli che abitano la terra di Canaan, cioè la terra dove Israele va a stabilirsi (Lev 18); comportandosi correttamente gli uni nei confronti degli altri (Lev 19). È da questo capitolo che è tratto il comandamento dell’amore del prossimo: «Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso» (Lev 19,18). Santi debbono essere i sacerdoti e ciò che essi offrono (Lev 20-22).Santi infine sono i tempi di Dio, il sabato e le grandi feste,che il popolo di Israele dovrà osservare (Lev23-25).

Chiude Levitico un capitolo di benedizioni e maledizioni (Lev26). Osservare o non osservare ciò che il Signore comanda non è secondario per l’Antico Testamento: l’obbedienza convoglia perciò la benedizione, mentre la disobbedienza è foriera di maledizione. Da notare che anche il discorso del monte di Gesù in Matteo termina con la stessa alternativa: chi ascolta e mette in pratica le parole di Gesù è simile a un uomo che ha costruito la sua casa sulla roccia, mentre, al contrario chi ascolta e non mette in pratica è simile a un uomo che ha costruito la casa sulla sabbia (vedi Mt 7,24-27).

Il cap 27, pur facendo parte del libro, sembra un po’ estraneo al suo argomento di fondo. Vengono stabiliti alcuni criteri di stima di ciò che deve essere offerto al Signore in determinati casi.

Il tema centrale del libro è la santità di Dio. Molte volte è ripetuto: «Io il Signore Dio vostro sono santo» (Lev 11,44.45; 19,2; 20,26; 21,8). Si tratta di una santità «cultuale», cioè legata al luogo in cui Dio ha scelto di abitare in mezzo al suo popolo: essa va preservata in ogni modo perché il peccato e le impurità di Israele possono contaminarla e allontanare Dio. Per questo è fondamentale il rito di espiazione dello espiazione dello yom kippur. Il profeta Ezechiele, che leggeremo in questo anno, vede il Signore che si allontana dal tempio perché è stato profanato.

don Pier Giorgio Paolini

Canto – Lo Spirito del Signore ha riempito l’universo

2. Io il Signore Dio vostro sono santo

Dalla Esortazione apostolica “Gaudete ed Exultate” di Papa Francesco, sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo

Audacia e fervore

129. Nello stesso tempo, la santità è parresia: è audacia, è slancio evangelizzatore che lascia un segno in questo mondo. Perché ciò sia possibile, Gesù stesso ci viene incontro e ci ripete con serenità e fermezza: «Non abbiate paura» (Mc 6,50). «Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20). Queste parole ci permettono di camminare e servire con quell’atteggiamento pieno di coraggio che lo Spirito Santo suscitava negli Apostoli spingendoli ad annunciare Gesù Cristo. Audacia, entusiasmo, parlare con libertà, fervore apostolico, tutto questo è compreso nel vocabolo parresia, parola con cui la Bibbia esprime anche la libertà di un’esistenza che è aperta, perché si trova disponibile per Dio e per i fratelli (cfr At 4,29; 9,28; 28,31; 2 Cor 3,12; Ef 3,12; Eb 3,6; 10,19).
130. Il beato Paolo VI menzionava tra gli ostacoli dell’evangelizzazione proprio la carenza di parresia:«la mancanza di fervore, tanto più grave perché nasce dal di dentro».[103] Quante volte ci sentiamo strattonati per fermarci sulla comoda riva! Ma il Signore ci chiama a navigare al largo e a gettare le reti in acque più profonde (cfr Lc 5,4). Ci invita a spendere la nostra vita al suo servizio. Aggrappati a Lui abbiamo il coraggio di mettere tutti i nostri carismi al servizio degli altri.

Potessimo sentirci spinti dal suo amore (cfr 2 Cor 5,14) e dire con san Paolo: «Guai a me se non annuncio il Vangelo!» (1 Cor 9,16).

131. Guardiamo a Gesù: la sua compassione profonda non era qualcosa che lo concentrasse su di sé, non era una compassione paralizzante, timida o piena di vergogna come molte volte succede a noi, ma tutto il contrario. Era una compassione che lo spingeva a uscire da sé con forza per annunciare, per inviare in missione, per inviare a guarire e a liberare. Riconosciamo la nostra fragilità ma lasciamo che Gesù la prenda nelle sue mani e ci lanci in missione. Siamo fragili, ma portatori di un tesoro che ci rende grandi e che può rendere più buoni e felici quelli che lo accolgono. L’audacia e il coraggio apostolico sono costitutivi della missione.

132. La parresia è sigillo dello Spirito, testimonianza dell’autenticità dell’annuncio. E’ felice sicurezza che ci porta a gloriarci del Vangelo che annunciamo, è fiducia irremovibile nella fedeltà del Testimone fedele, che ci dà la certezza che nulla «potrà mai separarci dall’amore di Dio» (Rm 8,39).

133. Abbiamo bisogno della spinta dello Spirito per non essere paralizzati dalla paura e dal calcolo, per non abituarci a camminare soltanto entro confini sicuri. Ricordiamoci che ciò che rimane chiuso alla fine ha odore di umidità e ci fa ammalare. Quando gli Apostoli provarono la tentazione di lasciarsi paralizzare dai timori e dai pericoli, si misero a pregare insieme chiedendo la parresia: «E ora, Signore, volgi lo sguardo alle loro minacce e concedi ai tuoi servi di proclamare con tutta franchezza la tua parola» (At 4,29). E la risposta fu che «quand’ebbero terminato la preghiera, il luogo in cui erano radunati tremò e tutti furono colmati di Spirito Santo e proclamavano la parola di Dio con franchezza» (At 4,31).

Salmo 1

1 Beato l’uomo che non segue il consiglio degli empi,
non indugia nella via dei peccatori
e non siede in compagnia degli stolti;
2 ma si compiace della legge del Signore,
la sua legge medita giorno e notte.
3 Sarà come albero piantato lungo corsi d’acqua,
che darà frutto a suo tempo
e le sue foglie non cadranno mai;
riusciranno tutte le sue opere.
4 Non così, non così gli empi:
ma come pula che il vento disperde;
5 perciò non reggeranno gli empi nel giudizio,
né i peccatori nell’assemblea dei giusti.
6 Il Signore veglia sul cammino dei giusti,
ma la via degli empi andrà in rovina.

Litanie dei Santi

Il mese di novembre si è aperto con la Solennità di tutti i Santi, con la quale celebriamo tutti coloro che, nella semplicità della loro esistenza, hanno condotto una vita santa e godono la felicità eterna, pur non essendo annoverati nel calendario ufficiale dei Santi.

Con il termine comunione dei santi la Chiesa cattolica intende un’intima unione in Cristo tra i fedeli vivi e defunti, e una mutua comunicazione tra essi di beni spirituali; noi cristiani non siamo dei singoli credenti ma un “popolo”, una “comunità” di credenti; in una parola formiamo il corpo mistico di Gesù Cristo risorto.

In questa certezza di fede ci rivolgiamo loro invocandoli.

Signore, abbi pietà!                                    – Signore, abbi pietà!

Cristo, abbi pietà!                                       – Cristo, abbi pietà!

Signore, abbi pietà!                                   – Signore, abbi pietà!

Cristo, ascoltaci!                                        – Cristo, ascoltaci!

Cristo, esaudiscici!                                    – Cristo, esaudiscici!

Padre, fonte della vita                              – abbi pietà di noi!

Figlio, Parola fatta carne                          – abbi pietà di noi!

Spirito santo, potenza dell’amore          – abbi pietà di noi!

Unico Dio e tre volte santo                      – abbi pietà di noi!

Creature invisibili del cielo
– pregate per noi!

Ministri e messaggeri della gloria
– pregate per noi!

Angeli, Cherubini e Serafini
– pregate per noi!

Gabriele, grande angelo degli annunci di Dio
– prega per noi!

Raffaele, grande angelo delle guarigioni di Dio
– prega per noi!

Michele, grande angelo delle lotte per Dio
– prega per noi!

Abramo, nostro padre nella fede
– prega per noi!

Sara, resa feconda dal Signore
– prega per noi!

Padri e madri d’Israele, portatori della promessa
– pregate per noi!

Mosè, amico di Dio e grande intercessore
– prega per noi!

Elia, fedele servo della parola profetica
– prega per noi!

Voi tutti profeti, annunciatori del Messia
– pregate per noi!

Giovanni il Battista, l’amico dello Sposo
– prega per noi!

Maria, vergine e madre del Signore
– prega per noi!

Giuseppe, padre di Gesù secondo la legge
– prega per noi!

Pietro, roccia della chiesa di Cristo
– prega per noi!

Giovanni, discepolo amato del Signore
– prega per noi!

Paolo, libero prigioniero dell’amore di Cristo
– prega per noi!

Maria Maddalena, chiamata per nome dal Risorto
– prega per noi!

Maria di Giacomo e Salome, mirrofore fedeli
– pregate per noi!

Voi donne che avete seguito Gesù fino alla morte
– pregate per noi!

Santi apostoli che avete udito, visto e toccato il Verbo
– pregate per noi!

Santi evangelisti che avete conservato e diffuso l’evangelo
– pregate per noi!

Santi discepoli che avete seguito il Cristo nella sua vita
– pregate per noi!

Stefano, primo martire cristiano
– prega per noi!

Ignazio, frumento di Cristo, macinato e fatto pane
– prega per noi!

Lorenzo, diacono perfetto nel martirio
– prega per noi!

Voi tutti martiri che avete vinto il mondo
– pregate per noi!

Eusebio, padre di questa nostra chiesa
– prega per noi!

Atanasio, difensore della nostra fede
– prega per noi!

Basilio, grande padre della chiesa e della vita cenobitica
– prega per noi!

Agostino, cantore della sete di Dio
– prega per noi!

Gerolamo, folle d’amore per le sacre Scritture
– prega per noi!

Gregorio, uomo dal santo desiderio
– prega per noi!

Antonio, nomade di Dio nel cuore del deserto
– prega per noi!

Pacomio, padre di ogni santa koinonia
– prega per noi!

Benedetto, padre dell’umano e del divino servizio
– prega per noi!

Francesco, povero di Cristo in perfetta letizia
– prega per noi!

Chiara, evangelo radicalmente vissuto
– prega per noi!

Domenico, fi amma d’amore che proclama Cristo
– prega per noi!

Caterina, forza e dolcezza di donna fatta fuoco
– prega per noi!

Ignazio di Loyola, maestro del santo discernimento
– prega per noi!

Serafino di Sarov, uomo dello Spirito, occhi pieni di Dio
– prega per noi!

Silvano dell’Athos, cantore dell’amore di Dio agli inferi
– prega per noi!

Benedetto Labre, girovago e mendicante di Dio
– prega per noi!

Teresina, chiamata a essere amore nel cuore della chiesa
– prega per noi!

Charles de Foucauld, piccolo fratello di Gesù nel deserto
– prega per noi!

Dietrich Bonhoeffer, olocausto per la vita dei fratelli
– prega per noi!

Oscar Romero, libagione versata per i poveri
– prega per noi!

Athenagoras, uomo di passione per l’unità delle chiese
– prega per noi!

Giovanni, papa e profeta per la chiesa e per il mondo
– prega per noi!

Madri sante che avete generato figli per il Signore
– pregate per noi!

Padri santi che avete conservato la fede fino alla fine
– pregate per noi!

Piccoli e poveri che avete sperato solo nel Signore

– pregate per noi!

Voi tutti puri d’Israele
– pregate per noi!

Voi tutti santi delle chiese
– pregate per noi!

Voi tutti giusti della terra
– pregate per noi!

Sii pieno di misericordia
– perdonaci, Signore!

Sii pieno di misericordia
– esaudiscici, Signore!

Da ogni male, da ogni peccato, dalla morte eterna
– liberaci, Signore!

Dall’orgoglio, dall’ipocrisia, dallo spirito di divisione
– liberaci, Signore!

Dalle tentazioni di dominio, dallo spirito di possesso, dall’incapacità di perdonare
– liberaci, Signore!

Per il mistero della tua santa incarnazione
– liberaci, Signore!

Per il mistero della tua morte e resurrezione
– liberaci, Signore!

Per il mistero della tua temibile e misericordiosa venuta
– liberaci, Signore!

Noi siamo peccatori
– ascolta, ti preghiamo!

Per la vita delle chiese e la loro unità nell’amore
– ascolta, ti preghiamo!

Per coloro che presiedono le chiese e le comunità nel servizio e nell’amore
– ascolta, ti preghiamo!

Perché ti degni di concedere la pace e la concordia a tutti i popoli
– ascolta, ti preghiamo!

Perché ti degni di mandare operai nella tua messe
– ascolta, ti preghiamo!

Perché ti degni di guardare con amore a questa nostra comunità
– ascolta, ti preghiamo!

Perché ti degni di mantenerci nella fede, nella speranza e nell’amore
– ascolta, ti preghiamo!

Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo
– abbi pietà di noi!

Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo
– abbi pietà di noi!

Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo
– abbi pietà di noi!

3. Tutti nascono come originali, ma molti muoiono come fotocopie

Tra tanti esempi di vita cristiana esemplare che avremmo potuto “conoscere più da vicino” abbiamo scelto quello di Carlo Acutis, un giovane di questi nostri tempi. Da poco abbiamo celebrato la Giornata Mondiale della Gioventù: questo è stato uno dei motivi della nostra scelta.

Di lui ha parlato anche Papa Francesco nella Esortazione apostolica post-sinodale “Christus vivit”, ai giovani e a tutto il popolo di Dio.

104. Ti ricordo la buona notizia che ci è stata donata il mattino della Risurrezione: che in tutte le situazioni buie e dolorose di cui parliamo c’è una via d’uscita. Ad esempio, è vero che il mondo digitale può esporti al rischio di chiuderti in te stesso, dell’isolamento o del piacere vuoto. Ma non dimenticare che ci sono giovani che anche in questi ambiti sono creativi e a volte geniali. È il caso del giovane Venerabile Carlo Acutis.

105. Egli sapeva molto bene che questi meccanismi della comunicazione, della pubblicità e delle reti sociali possono essere utilizzati per farci diventare soggetti addormentati, dipendenti dal consumo e dalle novità che possiamo comprare, ossessionati dal tempo libero, chiusi nella negatività. Lui però ha saputo usare le nuove tecniche di comunicazione per trasmettere il Vangelo, per comunicare valori e bellezza.

106. Non è caduto nella trappola. Vedeva che molti giovani, pur sembrando diversi, in realtà finiscono per essere uguali agli altri, correndo dietro a ciò che i potenti impongono loro attraverso i meccanismi del consumo e dello stordimento. In tal modo, non lasciano sbocciare i doni che il Signore ha dato loro, non offrono a questo mondo quelle capacità così personali e uniche che Dio ha seminato in ognuno. Così, diceva Carlo, succede che “tutti nascono come originali, ma molti muoiono come fotocopie”. Non lasciare che ti succeda questo.

107. Non lasciare che ti rubino la speranza e la gioia, che ti narcotizzino per usarti come schiavo dei loro interessi. Osa essere di più, perché il tuo essere è più importante di ogni altra cosa. Non hai bisogno di possedere o di apparire. Puoi arrivare ad essere ciò che Dio, il tuo Creatore, sa che tu sei, se riconosci che sei chiamato a molto. Invoca lo Spirito Santo e cammina con fiducia verso la grande meta: la santità. In questo modo non sarai una fotocopia, sarai pienamente te stesso.

Così è stato presentato durante la Beatificazione:

Cari fratelli e sorelle,

noi oggi siamo particolarmente ammirati e attratti dalla vita e dalla testimonianza di Carlo Acutis, che la Chiesa riconosce come modello ed esempio di vita cristiana, proponendolo soprattutto ai giovani. Viene spontaneo domandarsi: che aveva di speciale questo ragazzo di appena quindici anni?  Ripercorrendo la sua biografia troviamo alcuni punti fermi che lo caratterizzano già umanamente. 

Era un ragazzo normale, semplice, spontaneo, simpatico (basta guardare la sua fotografia), amava la natura e gli animali, giocava a calcio, aveva tanti amici suoi coetanei, era attratto dai mezzi moderni della comunicazione sociale, appassionato di informatica, e da autodidatta costruiva programmi “per trasmettere il Vangelo, per comunicare valori e bellezza” (Papa Francesco). Aveva   il dono di attrarre e   veniva percepito come un esempio.

Fin da bambino – ce lo testimoniano i suoi familiari – sentiva il bisogno della fede ed aveva lo sguardo rivolto a Gesù.  L’amore per l’Eucarestia fondava e manteneva vivo il suo rapporto con Dio. Diceva spesso: “L’Eucarestia è la mia autostrada per il cielo”. Ogni giorno partecipava alla S. Messa e rimaneva a lungo in adorazione davanti al SS. Sacramento.  Carlo diceva: “Si va dritti in Paradiso se ci si accosta tutti i giorni all’Eucarestia!“. Gesù era per lui Amico, Maestro e Salvatore, era la forza della sua vita e lo scopo di tutto ciò che faceva.  Era convinto che per amare le persone e fare loro del bene bisogna attingere l’energia dal Signore.  In questo spirito era molto devoto della Madonna. 

Suo ardente desiderio inoltre era quello di attrarre quante più persone a Gesù, facendosi annunciatore del Vangelo anzitutto con l’esempio della vita. Fu proprio la testimonianza della sua fede che lo spinse con successo ad intraprendere un’opera di evangelizzazione assidua negli ambienti che frequentava, toccando il cuore delle persone che incontrava e suscitando in esse il desiderio di cambiare vita e di avvicinarsi a Dio. E lo faceva con spontaneità, mostrando col suo modo di essere e di comportarsi l’amore e la bontà del Signore. Straordinaria infatti era la sua capacità di testimoniare i valori in cui credeva, anche a costo di affrontare incomprensioni, ostacoli e talvolta perfino di essere deriso.  Carlo sentiva forte   il bisogno di aiutare le persone a scoprire che Dio ci è vicino e che è bello stare con   Lui per godere della sua amicizia e della sua grazia.

Per comunicare questo bisogno spirituale si serviva di ogni mezzo, anche dei mezzi moderni della comunicazione sociale, che sapeva usare benissimo, in particolare Internet, che considerava un dono di Dio ed uno strumento   importante per incontrare le persone e diffondere i valori cristiani. 

Questo suo modo di pensare gli faceva dire che la rete non è solo un mezzo di evasione, ma uno spazio di dialogo, di conoscenza, di condivisione, di rispetto reciproco, da usare con responsabilità, senza diventarne schiavi   e rifiutando il bullismo digitale; nello sterminato mondo virtuale bisogna saper distinguere il bene dal male.  In questa prospettiva positiva incoraggiava ad usare i mass-media come mezzi a servizio del Vangelo, per raggiungere    quante più persone possibili e far loro conoscere la bellezza dell’amicizia con il Signore. A questo scopo si impegnò ad organizzare la mostra dei principali miracoli eucaristici avvenuti nel mondo, che utilizzava anche nel fare catechismo ai bambini.

Era molto devoto della Madonna, recitava ogni giorno il Rosario, si consacrò più volte a Maria per rinnovarle il suo affetto e per impetrare la sua protezione.  Preghiera e missione dunque: sono questi i due tratti distintivi della fede eroica del Beato Carlo Acutis, che nel corso della sua breve vita lo portò ad affidarsi al Signore in ogni circostanza, specialmente nei momenti più difficili. 

Con questo spirito, visse la malattia che affrontò con serenità e lo condusse alla morte. Carlo si abbandonò tra le braccia della Provvidenza, e, sotto lo sguardo materno di Maria ripeteva: “Voglio offrire tutte le mie sofferenze al Signore per il Papa e per la Chiesa. Non voglio fare il Purgatorio; voglio andare dritto in Paradiso” (Positio, Biografia documentata, 549).  Parlava così – ricordiamolo – un ragazzo di quindici anni, rivelando una sorprendente maturità cristiana, che ci stimola e ci incoraggia a prendere sul serio la vita di fede. 

Carlo suscitava poi grande ammirazione per l’ardore con cui nelle conversazioni difendeva la santità della famiglia   e la sacralità della vita contro l’aborto e l’eutanasia.  Il novello Beato, ancora, rappresenta un modello di fortezza, alieno da ogni forma di compromesso, consapevole che per rimanere nell’amore di Gesù, è necessario vivere concretamente il Vangelo (cf. Gv 15,10), anche a costo di andare controcorrente. 

Egli ha fatto veramente sue le parole di Gesù: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi” (v. 12). Questa sua certezza di vita lo portava ad avere una grande carità verso il prossimo, soprattutto verso i poveri, gli anziani soli e abbandonati, i senza tetto, i disabili e le persone che la società emarginava e nascondeva.  Carlo era sempre accogliente con quanti erano nel bisogno e quando, andando a scuola, li incontrava per strada si fermava a parlare, ascoltava i loro problemi e, nei limiti delle sue possibilità, li aiutava.

Carlo non si è mai ripiegato su se stesso, ma è stato capace di comprendere i bisogni e le esigenze delle persone, nelle quali vedeva il volto di Cristo. In questo senso, ad esempio, non mancava di aiutare i compagni di classe, in particolare quelli che erano più in difficoltà.  Una vita luminosa dunque tutta donata agli altri, come il Pane Eucaristico.  

Cari fratelli e sorelle, la Chiesa   gioisce, perché in questo giovanissimo Beato si adempiono le parole del Signore: “Io ho scelto voi e vi ho costituito perché andiate e portiate molto frutto” (v. 16).  

E Carlo è “andato” ed ha portato il frutto della santità, mostrandolo come meta raggiungibile da tutti e non come qualcosa di astratto e riservato a pochi.  La sua vita è un modello particolarmente per i giovani, a non trovare gratificazione soltanto nei successi effimeri, ma nei valori perenni che Gesù suggerisce nel Vangelo, vale a dire: mettere Dio al primo posto, nelle grandi e nelle piccole circostanze della vita, e servire i fratelli, specialmente gli ultimi. 

La beatificazione di Carlo Acutis, figlio della terra lombarda, e innamorato della terra di Francesco di Assisi, è una buona notizia, un annuncio forte che un ragazzo del nostro tempo, uno come tanti, è stato conquistato da Cristo ed è diventato un faro di luce per quanti vorranno conoscerlo e seguirne l’esempio.  

Egli ha testimoniato che la fede non ci allontana dalla vita, ma ci immerge più profondamente in essa, indicandoci la strada concreta per vivere la gioia del Vangelo.  Sta a noi percorrerla, attratti dall’esperienza affascinante del Beato Carlo, affinché anche la nostra vita    possa brillare di luce e di speranza. 

Beato Carlo Acutis, prega per noi!

Card. Agostino Vallini

4. Il primato del Signore sulla vita e sulla storia

Dalla “Lettera pastorale per l’anno 2000-2001”, del Card. C.M.Martini

Che cosa può voler dire “fare una sosta”? Mi viene alla mente qualche momento significativo del recente viaggio a Gerusalemme di Giovanni Paolo II. Abbiamo visto un Papa, curvo sotto il peso degli anni e delle fatiche, sostare in silenzio presso il Muro del pianto, in atteggiamento di umiltà, con in mano il foglietto contenente la domanda di perdono: lentamente ha introdotto il foglietto tra le fessure del muro, ripetendo un gesto familiare a milioni di Ebrei, collegandosi idealmente alla tradizione di preghiera e di sofferenza di un intero popolo. Lo abbiamo rivisto, poco prima della sua partenza, silenzioso e in preghiera presso la roccia del Calvario: leggevamo in lui un atteggiamento di tutti noi, in sosta silenziosa e contemplativa nel cammino del tempo, nello sforzo di capire il senso di quanto abbiamo vissuto e sofferto, in ascolto di ciò che lo Spirito ci vuole dire all’inizio del nuovo millennio.

Ho riflettuto così al senso che può avere questo “sabato del tempo” che è il Grande Giubileo. Il Giubileo – secondo il testo fondatore di Levitico 25,8-17 – è infatti il “sabato dei sabati”, il “sabbatico dei sabbatici”, l’anno che giunge dopo sette settimane di anni e partecipa perciò della sacralità del sabato, il giorno del riposo di Dio e delle sue creature. E’ l’anno della proclamazione dell’assoluto primato del Signore sulla vita e sulla storia, della restaurazione dell’ordine di giustizia e di pace fra gli uomini e nel creato, secondo il disegno dell’Eterno. Esso chiede il riequilibrio di tutte le disarmonie accumulate nel tempo: chiede il riposo dei campi, la restituzione dei beni ai loro primitivi proprietari, il condono dei debiti, la liberazione degli schiavi. E’ una sosta che esprime il senso religioso del tempo, una pausa che richiama il dominio di Dio sul cosmo e sulle vicende umane.

Nell’anno giubilare facciamo dunque memoria del dono prezioso del “sabato” al popolo d’Israele, la cui fede è la santa radice della Chiesa (Rom 11,16.18), e riscopriamo la santità del tempo, avvolto dalla benedizione di Dio. Questo ci fa gettare uno sguardo fiducioso sulle vicende della storia, perché ci ricorda che il Dio dell’alleanza è fedele e non si stanca di custodire il suo popolo in cammino verso la patria promessa.

Per noi cristiani c’è però un altro “sabato” che è al centro e al cuore della nostra fede: è il Sabato santo, incastonato nel triduo pasquale della morte e resurrezione di Gesù come un tempo denso di sofferenza, di attesa e di speranza.

E’ un sabato di grande silenzio, vissuto nel pianto dai primi discepoli che hanno ancora nel cuore le immagini dolorose della morte di Gesù, letta come la fine dei loro sogni messianici. E’ anche il Sabato santo di Maria, vergine fedele, arca dell’alleanza, madre dell’amore. Ella vive il suo Sabato santo nelle lacrime ma insieme nella forza della fede, sostenendo la fragile speranza dei discepoli. Mi è sembrato che una riflessione sul “Sabato santo” così come è stato vissuto dagli apostoli e soprattutto da Maria, ci potesse aiutare a vivere l’ultimo scorcio di anno giubilare ridandoci visione e respiro, permettendoci di riconoscerci pellegrini nel “sabato del tempo” verso la domenica senza tramonto.

E’ in questo sabato – che sta tra il dolore della Croce e la gioia di Pasqua – che i discepoli sperimentano il silenzio di Dio, la pesantezza della sua apparente sconfitta, la dispersione dovuta all’assenza del Maestro, apparso agli uomini come il prigioniero della morte. E’ in questo Sabato santo che Maria veglia nell’attesa, custodendo la certezza nella promessa di Dio e la speranza nella potenza che risuscita i morti.

Vorrei che entrassimo nella grazia del Giubileo passando attraverso la porta del Sabato santo: nei discepoli riconosceremo il disorientamento, le nostalgie, le paure che caratterizzano la nostra vita di credenti nello scenario della fine del secolo e dell’inizio del millennio; nella Madonna del Sabato santo leggeremo la nostra attesa, le nostre speranze, la fede vissuta come continuo passaggio verso il Mistero. Maria, vergine fedele, ci farà riscoprire il primato dell’iniziativa di Dio e dell’ascolto credente della sua Parola; nella sposa delle nozze messianiche potremo cogliere il valore della comunione che ci unisce come Chiesa mediante il patto sancito dal sangue di Gesù e approfondiremo la speranza del Regno che deve venire; Maria, madre del Crocifisso, ci condurrà a ripensare la carità per la quale egli si è consegnato alla morte per noi, la carità che è il distintivo del discepolo e da cui nasce la Chiesa dell’amore.

I discepoli e Maria, nel loro Sabato santo, ci aiuteranno a leggere il nostro passaggio di secolo e di millennio per rispondere con verità, speranza e amore alla domanda che ci portiamo dentro: dove va il cristianesimo? Dove va la Chiesa che amiamo? Vorrei comunicarvi la risposta presente nel mio cuore: siamo nel “sabato del tempo”, nel tempo cioè santificato dall’azione di Dio, tempo santo in cui si ricapitola il cammino compiuto e si apre il futuro della promessa, allorché verrà per tutti l’ “ottavo giorno” del ritorno del Signore Gesù. E’ quanto siamo chiamati a vivere particolarmente in questo anno di grazia del Giubileo, non fuori, ma dentro le contraddizioni della storia.

Silenzio

In silenzio, mettiamoci alla presenza del Signore

…dal Levitico

tempo per eventuali condivisioni

Padre Nostro

SIGNORE, COSA VUOI CHE IO FACCIA?

Abbiamo ascoltato, meditato, pregato.

La Parola ci chiede ora di essere vissuta

nella concretezza di tutti i giorni, a cominciare da OGGI:

Spera nel Signore,

sii forte,

si rinsaldi il tuo cuore

e spera nel Signore.

Canto – Sono qui a lodarti

***

Appuntamento al 29 novembre p.v.

per l’incontro di introduzione alla Lettera agli Ebrei

(con don PierGiorgio Paolini, ci troviamo presso l’Oratorio parrocchiale e su YouTube)