La fede nasce così

“E voi, chi dite che io sia?” (Mc. 8,29). Cristo interroga apertamente i suoi discepoli. Da molto tempo camminano con lui per le strade della Palestina, sono testimoni dei suoi gesti e delle sue parole. Hanno visto folle di povera gente correre ad ascoltarlo, e hanno visto l’opposizione di quelli che contano in Israele, che gli sono sempre più ostili.

Gesù non chiede loro di prendere posizione di fronte a qualche concetto astratto, a qualche idea filosofica. Chiede loro di prendere posizione sulla sua persona concreta, oggetto di discussione in tutto il paese, sul suo modo di comportarsi e di affrontare la vita. Gesù non si è mai fermato a parlare di sé, del proprio potere, della propria autorità, della propria dignità di figlio di Dio. Non ha mai tenuto una lezione su se stesso e sulla sua divinità, né alle folle né alla cerchia più ristretta dei suoi discepoli. Se Pietro gli risponde con sicurezza:”Tu sei il Cristo, il figlio di Dio” (Mc. 8,29), non é perché ha studiato bene il catechismo, ma perché ha riconosciuto in Gesù di Nazaret l’amore di Dio per l’uomo, la passione di Dio per la vita. La fede nasce così.

E su questa fede, nata così, Gesù fonda la sua chiesa,perché continui, dopo la sua morte e risurrezione, a fare quello che lui hafatto, “ad annunciare ai poveri un lieto messaggio, a proclamare aiprigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà glioppressi e a predicare un anno di grazia del Signore”(Is. 1-3). L’anno digrazia del Signore, nella tradizione ebraica, era il “giubileo”,l’anno della gioia, in cui gli schiavi venivano liberati, le terre accaparratedai ricchi venivano ridistribuite e si ristabiliva così la pace all’interno delpopolo, tra uomo e uomo, e la pace con Dio, nella fedeltà al suo piano di vitaper gli uomini.

Gesù spinge la sua chiesa sulla strada dell’autenticità che lui stesso ha percorso:”Da questo capiranno che siete miei discepoli, dall’amore che avrete gli uni per gli altri”(Gv. 13,35). Anche la chiesa, come Cristo, non deve reggersi su altra autorità che non sia quella della sua vita, della sua fedeltà a Cristo, che secondo il vangelo si qualifica come fedeltà all’uomo, nel concreto della condizione umana. Il cristiano può mostrare la sua fede in Cristo soltanto nel suo amore per l’uomo, non in un astratto “zelo per Dio” separato dall’amore per l’uomo.


Oggi 25 aprile festa di San Marco evangelista; con la sua opera Marco prende per mano il lettore e l’accompagna fino alla professione di fede piena in Gesù «Cristo, Figlio di Dio».

Avremo occasione di approfondire l’argomento partecipando all’incontro che il Percorso Biblico promuove nella Comunità Parrocchiale di San Giuseppe in Pontedera, “Vangelo secondo Marco”, il prossimo 3 maggio alle ore 21,15 con il Prof. Francesco Terreni docente di IRC e della Scuola di formazione teologico pastorale  (SFTP) di Pontedera.

E’ senza dubbio un invito da segnare fin da adesso sul calendario.

Claudio

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