E’ giunta Pasqua

La resurrezione di Cristo, Raffaello Sanzio

L’evangelista Giovanni, raccontando gli eventi del giorno di Pasqua , precisa che la sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». (Gv. 19,20)

E’ ben evidente, da questo racconto, che Gesù entra “a porte chiuse”, segno eloquente di una dimensione nuova nella quale si trova il Risorto; è altresì evidente che Gesù “si fermò in mezzo a loro”, al termine di quella giornata così straordinaria, e donò loro la pace: Pace a voi!.

I suoi discepoli sono chiusi in casa, come noi oggi, non però per osservare una quarantena bensì per paura. Il loro maestro ha fatto una finaccia e temono per la propria incolumità.

Dalla sera di quella nuova Pasqua Gesù inaugura una permanenza con i suoi amici nella quale, più volte, ripeterà loro parole rassicuranti: non temete, non abbiate paura, sono io.

Anche Matteo, raccontando le vicende del mattino di Pasqua dice che: “Ma l’angelo disse alle donne: «Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui. È risorto, come aveva detto; venite a vedere il luogo dove era deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: È risuscitato dai morti, e ora vi precede in Galilea; là lo vedrete. Ecco, io ve l’ho detto». (Mt. 28,5-7) Ed è lo stesso Gesù, poco dopo, a rassicurare le donne: Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea; là mi vedranno» (Mt. 8,10)

Gesù è un fratello, ed un maestro, che rassicura e guida accompagnando i suoi discepoli, il suo popolo.

Pace

Il Segretario Generale dell’ONU, il 23 marzo scorso, al termine di un accorato appello ha detto: “Arrestare la piaga della guerra che sconvolge il nostro mondo comincia con il mettere fine ai conflitti ovunque. Adesso. È ciò di cui la nostra famiglia umana ha bisogno, ora più che mai”.

Il primo dono del Risorto è la pace, eppure ancora oggi risuonano parole e trovano spazio azioni che evocano e praticano l’esatto opposto della pace. Anche in questo tempo, così gravido di preoccupazione e paura, la voce del Santo Padre Francesco si è alzata al fianco di altre voci, autorevolissime, per invocare un “cessate il fuoco” mondiale.

Lo ha fatto al termine dell’Angelus il 29 marzo u.s. dicendo : “Nei giorni scorsi, il Segretario Generale delle Nazioni Unite ha lanciato un appello per un “cessate il fuoco globale e immediato in tutti gli angoli del mondo”, richiamando l’attuale emergenza per il COVID-19, che non conosce frontiere. Un appello al cessate il fuoco totale.

Mi associo a quanti hanno accolto questo appello ed invito tutti a darvi seguito fermando ogni forma di ostilità bellica, favorendo la creazione di corridoi per l’aiuto umanitario, l’apertura alla diplomazia, l’attenzione a chi si trova in situazione di più grande vulnerabilità.

L’impegno congiunto contro la pandemia, possa portare tutti a riconoscere il nostro bisogno di rafforzare i legami fraterni come membri di un’unica famiglia”

Sembra che la guerra circoli nel nostro sistema sanguigno e che non trovi sosta; anche nel porre rimedi all’avanzare del contagio Covid 19 dobbiamo registrare un ripetuto fare riferimento a termini bellici paragonando la pestilenza ad una guerra e, di conseguenza, chi opera in settore nevralgici e sensibili si trova “in trincea”, come pure le azioni messe in atto per contrastare ed arginare il contagio sono “potenze di fuoco” o “bazooka”.

Per il credente, è bene mettercelo in testa ,”chi ha fede non ha paura” e questo è un tempo nel quale il Signore ci parla ed ha cura di noi.

Domandiamoci  se siamo capaci di ascoltarlo.

Se prestiamo bene attenzione cogliamo,  ancora una volta,  una sua rinnovata richiesta ad una conversione integrale:

ci chiede ancora oggi di convertire le nostre menti:

“Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie” (Is. 55,8)

ci chiede ancora oggi di convertire i nostri cuori:

“Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi.” (Gv. 15,12)

ci chiede ancora oggi di convertire i nostri linguaggi:

“Ma il vostro parlare sia: “Sì, sì; no, no”; poiché il di più viene dal maligno.” (Mt. 5,37)

ci chiede ancora oggi di convertire le nostre azioni, essendo testimoni fedeli e coraggiosi del suo Vangelo che è il Vangelo delle opere e non delle chiacchiere:

“Gesù rispose loro: «Andate a riferire a Giovanni quello che udite e vedete: 5 i ciechi ricuperano la vista e gli zoppi camminano; i lebbrosi sono purificati e i sordi odono; i morti risuscitano e il vangelo è annunciato ai poveri. “(Mt. 11,4-5)

Pasqua e basta

Non avremo la possibilità di celebrare una Pasqua bis, non avremo una seconda chance.

Oggi non è una Pasqua virtuale, televisiva bensì è la Pasqua del Signore, di Lui che passa in mezzo a noi e che sta con noi.

Domandiamoci se siamo capaci di vederlo e di riconoscerlo.

Non ci sarebbe da meravigliarci. Infatti, anche i suoi, sul lago di Tiberiade, non lo riconobbero se non dopo che fecero la pesca abbondante dietro le indicazioni di Gesù che “stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù”. Siamo capaci di dire, riconoscendolo, “E’ il Signore”?

Dunque siamo qua, a Pasqua, ad un appuntamento che non possiamo rimandare, il Signore ci attende a questo incrocio della storia, siamo pronti?

Antidoti

Oggi siamo immersi in un contesto di contagio che si estende, addirittura, a livello planetario.

Molti paragoni, nei commenti e nelle considerazione dei più, fanno riferimento al virus e spesso, secondo me, lo fanno neppure a proposito.

Noi  cristiani, dal giorno del nostro battesimo, veniamo “equipaggiati” affinché possiamo lottare contro il peccato (ben sapendo che non siamo soli in questo) che spesso subdolamente si insinua in noi, nella nostra vita,  come un veleno più che come un virus. Dobbiamo pertanto dotarci di antidoti contro ciò che, per la nostra vita e vita di fede, è tossico e che ha la capacità di uccidere lentamente.

Doni a cui attingere contro l’avanzata della tossicità in noi sono la Parola di Dio, il Pane di Vita, il Sacramento del fratello  (“Ogni credente è come un anello nella grande catena dei credenti. Io non posso credere senza essere sorretto dalla fede degli altri, e, con la mia fede, contribuisco a sostenere la fede degli altri”, ne consegue che “se sono cristiano non posso fare a meno di preoccuparmi della fede e della salvezza degli altri: non è un dovere estrinseco, che si aggiunge ad una fede privata o ad una vita cristiana compiaciuta di se stessa, ma è una esigenza profonda che abita ogni autentica esperienza di fede in Cristo” Catechismo della Chiesa Cattolica).

La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, Gesù alita sopra i discepoli  e dona lo Spirito Santo che, solo, è capace di infondere in noi quell’aria buona e tersa del primo mattino di Pasqua.

Buona e Santa Pasqua di Resurrezione,

Claudio

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.