Dalla Repubblica alla città

Riporto di seguito la prima parte del documento già pubblicato e presente su questo sito fin dal 21 novembre scorso.

Convinti della validità di quanto proponiamo, attendiamo che a partire da esso possa aprirsi uno spazio di confronto con le più varie realtà cittadine come auspicato nel testo.

La festa della Repubblica che oggi celebriamo ci ricorda anche che essa si fonda sulla condivisione di valori presenti nella nostra Costituzione e, per citare il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della festa odierna,

“Va ricordato che in ogni ambito libertà e democrazia non sono compatibili con chi alimenta i conflitti – afferma Mattarella – con chi punta a creare opposizioni disseminate fra le identità, con chi fomenta scontri, con la continua ricerca di un nemico da individuare, con chi limita il pluralismo”.

“Soltanto la via della collaborazione e del dialogo permette di superare i contrasti e di promuovere il mutuo interesse nella comunità internazionale”.

Anche noi sosteniamo l’importanza dell’incontro, del dialogo, del confronto perchè possa instaurarsi quella amicizia civica che giova e merita la comunità e ciascun suo cittadino, ciascuna sua componente.

Claudio


Io non mi vergogno delVangelo

(Rm. 1,16)

Siamo un gruppo di credenti appartenenti all’Unità Pastorale di Pontedera

– un piccolo GRUPPO, certamente, eppure segno concreto della necessità condivisa di pensare la fede;

– CREDENTI, cioè persone conquistate da uno sguardo e che si mettono in cammino; CREDENTI, ovvero persone consapevoli di dover cominciare a credere ogni nuovo giorno;

– UNITA’ PASTORALE, cioè le 5 parrocchie organicamente unificate nell’unica unità pastorale della città. Una realtà che non può esistere solo per decreto vescovile ma che ha necessità di essere concretamente scelta e, gradualmente, attuata da ciascuna comunità parrocchiale.

Ci sentiamo sollecitati a guardare con benevolenza e simpatia questa realtà cittadina, e non un’altra, perché é la realtà nella quale sappiamo di essere chiamati ed attesi a dare sapore di Vangelo.

Il Concilio Vaticano II lo indica chiaramente: “La missione della Chiesa non è soltanto di portare il messaggio di Cristo e la sua grazia agli uomini, ma anche di permeare e perfezionare l’ordine delle realtà temporali con lo spirito evangelico”.

Desiderando avviare una riflessione cristianamente ispirata, il 21 ottobre u.s. abbiamo promosso un incontro di riflessione e confronto con l’aiuto di don Antonio Cecconi parroco dell’U.P. della Valgraziosa con il tema “Vista dall’Alto – guardare la città con occhi diversi”, iniziando con un esercizio di sguardo della nostra città da un punto panoramico: il Santuario della Madonna di Ripaia a Treggiaia.

L’ampio, articolato, qualificato dibattito che ne è scaturito ha confermato la condivisione di una riflessione che muove e ci porta ad amare il mondo senza giudicarlo, che ci aiuta a meglio ed efficacemente esprimere nella città una presenza amica, una amicizia civica. Credenti che, presenti e visibili, sappiano farsi compagni delle vicende degli altri in un lavoro che si fa condivisione, secondo l’espressione del Concilio, delle ansie e delle speranze dei poveri e di tutti coloro che soffrono. Un lavoro intessuto di una fedeltà quotidiana al magistero della Chiesa, che non ha bisogno di essere continuamente proclamata perché é incessantemente vissuta. Ma, prima ancora, un’azione affidata al lavoro paziente, che ha bisogno di tempi lunghi, della discrezione e del confronto continuo con la Parola di Dio.

Non abbiamo nemici da combattere né concorrenti per i quali gareggiare ma amici e compagni di strada da riconoscere, ed insieme con essi, e facendoci accettare, valorizzare le cose buone e lasciar cadere e disinnescare le cattive.

Siamo consci che non saremo noi a determinare riuscita e successo, che il Signore delle opere e dei giorni, degli uomini e della storia saprà costruire oltre le nostre speranze e dentro i nostri errori.

Per questo ci consideriamo per strada, con poche cose da portare con noi, in ricerca: non abbiamo né pensiamo di trovare ricette esaurienti di chiesa, di società, di movimento cattolico. Manterremo questo spirito di ricerca guardando con sicurezza alle coordinate della fede, saremo ancora inquieti per i nostri ideali, ci misureremo sereni con la nostra coscienza.

Con questo appello che consegniamo alla comunità cristiana e alla città rivolgiamo l’invito sincero agli uomini e alle donne di buona volontà che, condividendo l’appartenenza alla città, desiderino rivitalizzarne il senso di appartenenza. Riteniamo che il taglio ecclesiale non potrà impedire di evidenziare tematiche che stanno a cuore a quanti operano per la pace, la giustizia, la legalità, l’inclusione sociale, la giustizia sociale, i valori universali della persona umana; tutto questo parlando di cittadinanza nonviolenta, città inclusiva.

Ci interessa diffondere l’interesse al bene pubblico e alle istituzioni. Non un generico civismo bensì l’identificazione delle linee importanti di un progetto di una nuova società che meriti di spendere energie, sacrifici, dedizione.

Come cristiani fin dalla II metà del II secolo con “A Diogneto” ci è chiara la responsabilità che abbiamo: non possiamo non impegnarci. Questo nostro impegno non può non indirizzarsi verso una rinnovata partecipazione dei cattolici al consolidamento del tessuto culturale cittadino.

Ecco allora l’invito che viene rivolto alle comunità perché educhino, in base all’etica della responsabilità, “cittadini cristiani”: “Per una evangelizzazione integrale occorre educare alla dimensione socio-politica cristiani che sappiano essere cittadini consapevoli e attivi, che sul territorio facciano la loro parte e non subiscano passivamente gli avvenimenti; lavoratori coscienti e non solo dipendenti; intellettuali che non vivano le loro competenze chiusi nelle élites culturali, ma sappiano portare energie alla ricerca di un futuro più umanizzato; politici non più maestri di tattiche e strategie estranee alla gente, ma che riscoprano idealità e competenze per la costruzione del bene comune che è nelle aspirazioni profonde di tutti”. (Le comunità cristiane educano al sociale e al politico, nota pastorale CEI, 19.3.1998)

In un mondo che sembra prediligere muri e frontiere, Pontedera che trae il suo nome da un ponte ci suggerisce quanto sia importante, anche da un punto di vista simbolico e non solo, l’incontro, il dialogo, la ricerca di quello che ci unisce rispetto a quello che ci divide.

Pontedera, dai allora testimonianza di quanto sia importante l’incontro di tutti i cittadini sui valori condivisi in una logica di fraternità facendoti conoscere, per questo, in tutto il mondo così come sei conosciuta in ogni continente per aver dato i natali alla Vespa e all’industria delle due ruote.

Pontedera, 21 novembre 2018

Per informazioni, contatti, manifestazioni di interesse: Claudio Guidi, Alfonso di Sandro, Mario Barnini, Roberto Vanni, Renato Lemmi, Moreno Caponi.

oppure email: peramareilmondo@gmail.com

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