Una Parola per la vita

È stato pubblicato il libro “Perché nulla vada perduto – Il nostro percorso dalla memoria alla speranza”; dal 3 ottobre u.s., settimana dopo settimana, pubblico il commento che sui testi (nelle varie liturgie) don Enzo fece negli anni 1995-1996.

Infatti si tratta di letture liturgiche di alcuni giorni domenicali e festivi dei cicli C ed A; l’attuale anno liturgico è quello C, il prossimo sarà quello A.

Un modo come un altro per continuare a farci provocare dalla sua meditazione sui testi sacri; una riflessione acuta e profonda, non meno che puntuale, offerta a noi in modo serio e pacato, come da sua consuetudine.

Tuttavia, questa settimana, trovandoci in prossimità della GIORNATA PER LA VITA CONSACRATA (2 febbraio: festa della presentazione di Gesù al Tempio) pubblico la riflessione che Don Enzo nella ricorrenza di tale festa nell’anno 2009


Come Simeone e Anna

Ogni anno la Chiesa celebra la «Giornata della vita consacrata» il 2 febbraio: presentazione al tempio del Signore. Rende grazie a Dio per questo dono prezioso che continua ad ottenere; in questa coscienza prega con i consacrati e le consacrate perché brilli la sua luminosità attraverso la vita di ciascuno di loro e sia strumento di attrazione a gloria di Dio e a conforto della comunità.

L’eucarestia, che anche quest’anno riunirà in Cattedrale la chiesa pisana intorno all’Arcivescovo, proclama il brano evangelico in cui Luca narra l’evento. Maria e Giuseppe vanno al tempio, secondo la tradizione originata dai libri della Legge, portano il loro bambino per offrirlo al Signore riconoscendo che è dono che viene a lui, come fanno tutti i genitori di Israele, e offrono il loro piccolo dono, quasi un sacrificio che dice adorazione, gioia, riconoscenza. E nel tempio Gesù è riconosciuto come l’Atteso che Dio manda, il compimento di tutta la speranza con la quale il popolo ha attraversato la storia con le sue fatiche e i suoi conflitti: sarà lui a dare la pienezza della gioia, il grande segno dell’amore di Dio per sempre.

A proclamarlo sono due «vecchi»: Simeone, il profeta dagli occhi stanchi e illuminati, ha scrutato i segni che potevano annunziarlo, per un dono «dello Spirito Santo (che) gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo nel Signore». La profetessa Anna, che da settantasette anni «non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere».

Due vite interamente donate al Signore, pronte nello scegliere come Abramo, capaci di farsi guidare da una speranza lunga, perseveranti nella fedeltà; possiamo scrivere: due religiosi, così vicini a quanti anche oggi, in un tempo distratto dal cercare il senso della vita, spesso incapace di fidarsi di Dio, spaventato dal pensiero di dover scegliere «per sempre»?

Simeone «accolse il bambino tra le braccia»: lo aveva aspettato a lungo! Potremmo anche dire: nella speranza che lo aveva accolto fin dal giorno in cui era stato chiamato ad aspettare e a vivere sulla promessa.

Anna «sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme».

Due anziani pieni di gioia, capaci di riconoscere e benedire l’opera di Dio, entusiasti nello annunziare quanto quel bambino sappia dare senso al cammino di una vita fatta di servizio, cioè di amore.

Per tutti i Consacrati che in Diocesi sono segni del Regno che viene, che servono nel nascondimento e nell’umiltà offrendosi come pietre vive da accostare alla «pietra angolare», il Signore Gesù, per edificare l’ecclesia, la famiglia dei convocati dall’Amore di Dio a diventare una cosa sola con lui, vada la nostra preghiera: da loro, con l’intercessione per noi specialmente per i meno attenti all’essenziale, venga l’esempio che ci assicuri che servire Dio e i fratelli è fonte di gioia, è via ad una gioia che non ha termine.

Mons. Enzo Lucchesini

sacerdote, vicario episcopale per la vita consacrata

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